Firenze è sempre più città universitaria con vocazione straniera ed anche la ristorazione si è declinata in quella direzione, una ristorazione con spiccata simpatia per tutto quello che è straniero e che subisce le inclinazioni di una clientela che ama la ribollita a ferragosto e il burger in piazza Repubblica. Questo appiattimento esterofilo è stato punito dalla guida Michelin che per il 2022 non ha premiato nuovi ristoranti nella città gigliata che anzi ha perso le stelle della Bottega del buon Caffè, chiusa da tempo e in vendita e dell'Ora d'Aria, decisione questa che ha avuto reazioni contrastanti fra gli addetti ai lavori fiorentini. Tiene l'Enoteca Pinchiorri consolidata nella guida rossa fra le 11 tre stelle nazionali, ma ormai scomparsa fra i top 100 mondiali; tengono i ristoranti stellati degli alberghi di lusso, dove il Palagio del Four Seasons non risente del cambio di chef, con lo storico Vito Mollica che ha cambiato società e si trova attualmente a Dubai prossimo comunque a Firenze per una nuova apertura. Mantiene le due stelle il Santa Elisabetta dell'Hotel Brunelleschi ed una stella Gucci Osteria di Massimo Bottura, La Leggenda dei Frati e il Borgo San Jacopo condotto dall'ottimo chef toscano Claudio Mengoni.
Se Firenze piange, la Toscana non ride, mentre vi è stata una pioggia di stelle in Campania, dove addirittura Giovanni Solofra a Torre Annunziata è riuscito a conquistare direttamente 2 stelle. La Campania è terra di chef formatisi nelle migliori cucine italiane e mondiali, giovani che non hanno avuto il timore di provare nuove esperienze e che poi, tornati a casa, riescono a valorizzare i tanti prodotti del territorio.
La sensazione è che a Firenze si cucina per far felice il turista, in altri luoghi si fa felice il turista per come si cucina.