tanto di cappello

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martedì 29 dicembre 2015

Circolo LA TINAIA di Lecore - LECHORE-

Siamo a Lecore, un minuscolo centro medioevale posto nel Comune di Signa, fra Firenze e Prato. Questo agglomerato di case, ha avuto negli ultimi decenni un piccolo e scoordinato ampiamento del tessuto urbano, con la creazione di un centro residenziale composto da alcune villette e, soprattutto, da un accenno di zona industriale, il tutto non supportato da un'adeguata viabilità. Fortunatamente questo ampliamento si è arrestato, per favorire il recupero di volumi esistenti. 
Il circolo MCL La Tinaia, è situato nell'ambito della parrocchia di Lecore, a fianco della chiesa di San Pietro che viene ricordata sin dal 600. Sede di fiorente attività di volontariato, intorno al circolo si svolgono attività che tendono a valorizzare la tradizione e la memoria. In questi ultimi anni infatti, allo storico evento del "Volo di Cecco Santi" che si svolge ad inizio estate, si è aggiunto il bellissimo Presepe di pane ed animato, che negli anni sta ottenendo un sempre maggiore successo, tanto che proprio in questo periodo ne parlano canali televisivi e giornali di portata nazionale.


Il Circolo La Tinaia, vuole rispettare il carattere medioevale del paese di Lecore e lo fa ad iniziare dalla tovaglietta di carta, che si apre a libro e presenta il suo menù fra personaggi dell'epoca all'interno di un'osteria
Il locale si dispone su tre piani ed a quello terreno sono situati il piccolo bancone del bar con alcuni tavolini per i passatempi quotidiani tipici di un circolo, quali la partitella a carte o la visione dei programmi televisivi; il sabato e la domenica sera, sono asserviti alla pizzeria. Alla destra dell'ingresso, vi è un locale disimpegno dal quale si accede da un lato alla cucina e dall'altro alla scaletta che conduce ai piani superiori. Ogni angolo è curato nei minimi particolari. 


 La mise en place è minimalista come si addice al luogo.
 Anima del locale è l'oste Pasquale che da anni si trova alla guida e che offre la passione per la cucina della tradizione, anche all'annuale festa medioevale che si celebra in Castello di Signa, con menù del '300
 La Tinaia è sia pizzeria che ristorante. Qualsiasi sia l'indirizzo che desideriamo dare alla nostra serata, non possiamo che partire dagli antipasti e nello specifico dai coccoli, una pasta di pane fritta da servire ben calda e che si accompagna con lo stracchino o lo squaquerone e con un bel tagliere di affettati



Non possono mancare i crostini della tradizione toscana e fiorentina.
 Svariati i primi, semplici o elaborati, ma sempre con prodotti di prima qualità
Le pizze sono le più varie, dalle tradizionali a quelle della casa. Caratteristica è la pizza al metro, una "Pala" di un metro o la metà, con cinque gusti, servita già tagliata in porzioni.

 La serata può essere dolcemente conclusa con dolci semplici e genuini di sicuro successo, prodotti direttamente dalla cucina del circolo.

Ci sono poi le serate a tema, con menù di terra e di mare, oltre naturalmente ai tipici piatti locali, a base di anatra e cacciagione. Memorabili le cene medioevali.
"Messeri e madame, Vi invitiamo a provar le nostre leccornìe cucinate et cocte alla maniera del Milledugento
Da alcuni anni, il circolo si è ricavato un ampio spazio esterno di fianco alla chiesa, in maniera tale da poter banchettare all'aperto godendo del paesaggio per niente banale oltre che dei particolari che rappresentano la tradizionale appendice delle abitazioni rurali di un tempo.

"Accusato, tormentato, condannato sia colui, che in pian di Lècore prim'osò piantar le viti" (Francesco Redi 1600)

domenica 6 dicembre 2015

Dalla minestra di pane alla ribollita. - bread soup - sopa de pan - パンスープ -


Fiorentin mangia fagioli, 

lecca piatti e romaioli
e per farla più pulita....
poi si lecca anche le dita....!

Dobbiamo risalire al medioevo e forse più per trovare le radici di questo piatto. All'epoca la plebe si cibava quasi esclusivamente degli avanzi dei banchetti e delle erbe che riusciva a racimolare in giro per campagne. Gli ingredienti venivano bolliti una volta a settimana in gran quantità ed il ribollire nei giorni seguenti, migliorava la qualità ed ha dato la nascita di questo che a mio avviso, rappresenta il miglior piatto in assoluto, se solo si utilizzano ingredienti di ottima qualità ad iniziare dal pane. Lo si cucinava soprattutto il venerdì, giorno di magro in cui non si mangiavano carni e quindi rimanevano a disposizione il pane, le verdure, le erbe, la polenta, i legumi e la pasta.
Ed eccoci agli ingredienti. Tre sono fondamentali:
  • il Pane, rigorosamente sciocco, ovvero non salato, raffermo e cotto a legna. Attualmente quello che forse più gli assomiglia è quello che viene indicato con farina di tipo 2 macinata a pietra e cotta a legna;
  • il cavolo nero riccio, tipico della Toscana, possibilmente che abbia già preso una "brinata". Si può sopperire alla brinata, facendo passare una notte nella ghiacciaia del frigo, una volta liberato della sua costa.
  • I fagioli cannellini, dei quali almeno 1/3 saranno passati in maniera tale da dare più "consistenza".
A questi tre prodotti di base, aggiungiamo poi le verdure in nostro possesso, fra le quali normalmente non potranno mancare quelle di stagione quali carote, zucchine, cavolo verza e sedano. In molti, compreso chi scrive, si predilige far precedere la fase di cottura con un soffritto di cipolla e porro arricchito con della pancetta stesa, al posto di quello che un tempo era magari la cotenna. Per le spezie, in diversi adoperano il pepolino.
La tecnica di cottura cambia quindi se si vuol soffriggere oppure no, demandando l'acquisto di sapori di nostro piacimento nella fase di successivo riscaldamento (la ribollita). Nel primo caso si faranno imbiondire le cipolle o il porro o entrambi in olio extravergine, aggiungendo poi il cavolo liberato dalle coste e sminuzzolato a mano. Di seguito il resto delle verdure tagliate a tocchetti.
E' evidente che cuocere nel coccio e su cucina a legna, la vecchia "cucina economica", dona un fascino speciale.
Salando si formerà ancor più facilmente il rilascio di acqua che renderà la minestra temporaneamente liquida; quando tenderà ad asciugare troppo, si aggiunge dell'acqua calda. Anche in questo caso, le varianti sono all'ordine del giorno, fra chi invece dell'acqua aggiunge del brodo vegetale se non di carne. La cottura sarà lunga ed a fuoco basso, come si usa per i sughi: a sobbollire. In fase avanzata, si aggiungono i fagioli che erano stati passati al setaccio o frullati e, se si vuol aggiungere del colore, un cucchiaio di concentrato di pomodoro sciolto in acqua.
Una volta cotte le verdure, vi aggiungiamo il pane raffermo che nel frattempo avremo tagliato a fette. Spengere subito dopo il fuoco e coperchiare, in maniera tale che il pane assorba tutto il liquido e la minestra si addensi leggermente. E' evidente che la densità della minestra varierà dalla proporzione fra pane e liquido; la densità dovrà essere molliccia, non liquida ma neppure troppo asciutta. La si può mangiare subito come minestra di pane ma, come detto, acquista maggior sapore se riscaldata nei giorni seguenti facendo attenzione che, magari formi alla base uno strato più denso ma non tale da attaccarsi alla pentola e restituire alla ribollita il gusto di bruciato. 

Impiattandola, è obbligatorio condirla con olio, meglio se nuovo, ed una bella "girata" di pepe. 

Alcuni, di non eccessiva attenzione al proprio partner, vi affettano sopra un cipollotto fresco, mentre altri, aggiungono del parmigiano con il quale fanno una specie di mantecatura finale. Io prediligo inserire in fase di cottura una corteccia di parmigiano o grana e lasciarla sciogliere piano piano insieme alle verdure.
Come avete visto, le varietà agli ingredienti base sono infinite, non resta che provare quale sia di vostro gradimento.

Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande | che per mare e per terra batti l'ali, | e per lo 'nferno tuo nome si spande!(Dante Alighieri